mercoledì 16 settembre 2009

20. L’Unione Europea

La caduta dei regimi comunisti (1989) contribuisce ad accelerare e rilanciare il processo di unità europea, che prende il via con gli accordi di Maastricht (1991), i quali prevedono per il 1999 l’entrata in vigore dell’Unione monetaria, limitatamente ai paesi che avranno soddisfatto le seguenti condizioni: disavanzo pubblico entro il 3%, debito pubblico entro il 60% del Pil, tasso d’inflazione entro il 1,5%. Nel febbraio 1992, dodici paesi membri della CEE (Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna) siglano il trattato di Maastricht, che entra in vigore il 1.1.1993 e, con esso, prende il via un nuovo soggetto politico, l’Unione Europea (UE), che ha proprie istituzioni (Parlamento, Consiglio, Commissione europea, Corte di giustizia e Corte dei conti). Nel 1995 aderiscono Svezia, Austria e Finlandia, che portano a 15 i membri. Nel 1999 dodici paesi (Austria, Belgio, Finlandia Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna) si accordano per realizzare un’Unione economica e monetaria, che prevede una moneta unica, l’Euro, che inizierà a circolare il 1.1.2002.
Intanto (dicembre 2000) si porta a termine il trattato di Nizza, in cui viene proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che verrà incorporata nella costituzione europea. L’anno seguente (dicembre 2001) il Consiglio europeo riunito a Laeken approva la Dichiarazione n. 23, dove si delinea il futuro dell’UE e si istituisce la Convenzione europea con l’incarico di redigere la Costituzione. Una volta scritta (10 luglio 2003), questa viene prima sottoposta ad alcune modifiche e poi viene approvata dalla Conferenza Intergovernativa (18 giugno 2004), che non accoglie la proposta di inserire il riferimento alle «radici cristiane dell’Europa», e sottoscritta dai 25 capi di Stato e di governo dell’Unione a Roma (29 ottobre 2004). Nello stesso tempo si stabiliscono le condizioni di adesione per altri dodici paesi candidati, alcuni dei quali (Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria) diventano membri effettivi, nel 2004, altri (Bulgaria e Romania) nel 2007.
Prima di entrare in vigore, la Costituzione deve essere ratificata dagli Stati membri attraverso un referendum o una legge, secondo l’ordinamento costituzionale del singolo paese. La maggior parte degli Stati ratifica, ma l’esito negativo dei referendum in Francia e Olanda (2005) segnano una battuta d’arresto dell’iter di ratifica, che viene cancellato per gli Stati che ancora non l’hanno votato, cioè la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Irlanda, la Polonia, il Portogallo e il Regno Unito, il che finisce per indebolire la già fragile UE e rendere più difficile il cammino per la sua piena attuazione. Finché non si risolve la questione, il potere delle istituzione europee rimane limitato e non è in grado di consentire all’UE né di svolgere un ruolo forte in politica internazionale, né di incidere in modo sostanziale nelle politiche interne dei singoli paesi membri.
Alla fine, con la Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell'Europa unita, si decide di redigere un nuovo Trattato di riforma, da sottoporre all’approvazione degli Stati solo per via parlamentare, nel 2009, anno delle elezioni del nuovo Parlamento europeo. Il nuovo Trattato viene definito a Bruxelles tra il 21 e il 23 giugno 2007 e firmato a Lisbona dai capi di Stato e di governo il 13 dicembre 2007, ponendo fine così a 2 anni e mezzo di incertezza istituzionale. Ciò che caratterizza il nuovo Trattato è l'eliminazione di qualsiasi riferimento costituzionale (simboli, nomenclatura, struttura del testo), in modo da presentarsi come uno strumento pattizio e non un atto fondativo di una nuova entità sovranazionale.
Oggi, secondo Parag Khanna, per poter esprimere un’adeguata politica di potenza, l’UE avrebbe bisogno di includere i Balcani e la Turchia, ma anche di espandersi, attraverso il corridoio caucasico, fino alla Russia (2009: 105).

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