mercoledì 16 settembre 2009

04. La religione

Il diffondersi della mentalità scientifica, dell’individualismo, dell’alfabetizzazione di massa, del facile accesso al sapere, dell’edonismo e del disincanto, favorisce l’affermazione di nuove religioni, certo non un superamento della religione.

04.1. Religioni moderne
In generale, “Nelle società antiche la vita religiosa e la vita sociale sono indistinguibili” (ABDALLAH, SORGO 2001: 151). Bisogna aspettare la Rivoluzione francese per separare lo Stato dalla Chiesa: “la società industriale è la prima nella storia umana a non essere fondata su un credo religioso” (ABDALLAH, SORGO 2001: 152). Da questo momento si diffonde un modo nuovo di vivere e concepire la religiosità: si affermano i movimenti fondamentalisti, che tendono a recuperare la piena e indiscutibile sacralità delle sacre scritture e delle antiche tradizioni, sorgono religioni apocalittiche, come quella dei Testimoni di Geova, i quali preannunciano un’imminente fine del mondo e il giudizio universale, si sviluppano anche i movimenti misterici, magia, ufologia e occultismo, che sono basati su concezioni esoteriche e paranormali, e si va diffondendo una religiosità personale e individualista, tipo «fai da te», la religione new age, dove si può trovare di tutto, che si traduce in un pullulare di sette di ogni tipo.
Tutto ciò testimonia che la funzione della religione non è ancora superata, che avvertiamo ancora il bisogno di ricorrere ad essa per risolvere i nostri problemi, che continuiamo a rivolgerci a Dio, come ultima e irriducibile speranza, di fronte ad una realtà che non riusciamo a controllare pienamente. “Credevamo di poter realizzare la giustizia sulla terra, vediamo che non è possibile, e ricorriamo alla speranza in Dio. Incombe su di noi la morte come evenienza ineludibile, sfuggiamo alla disperazione rivolgendoci a Dio e alla sua promessa di accoglierci nel suo regno eterno” (VATTIMO 1996: 13). Ancora oggi, dunque, a distanza di oltre due secoli dalla Rivoluzione francese, le religioni continuano a rivelarsi “come possibili guide per il futuro” (VATTIMO 1996: 17). Secondo Vattimo, la fede è ancora attuale, non la fede nelle Sacre Scritture, non la fede nei dogmi o nella chiesa, ma la fede in una speranza ultima, una fede che, come ci ha insegnato Pascal, non impegna ma può far comodo. “«Credere di credere», in fondo, vuol dire un po’ tutto questo: anche forse scommettere nel senso di Pascal, sperando di vincere ma senza esserne affatto sicuri” (VATTIMO 1996: 97).

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