mercoledì 16 settembre 2009

15. I paesi comunisti europei

Fra i paesi comunisti europei, particolare è la situazione della Iugoslavia, che è uno Stato federale in cui convivono diverse etnie, che in passato sono state in guerra fra loro e che sono tenute insieme dalla figura carismatica di Tito, il quale, unico fra i leader comunisti europei, ha deciso di distaccarsi dal modello europeo e avviare l’originale sistema economico dell’autogestione. Nel 1990 in Croazia e Slovenia le elezioni sono vinte dai nazionalisti, che proclamano l’indipendenza delle due repubbliche (1991). Al loro interno vive una minoranza d’origine serba, le cui rivendicazioni d’indipendenza sono fomentate dal leader nazionalista della Repubblica serba, Slobodan Milosevic, e portano allo scoppio di una guerra civile (1991). Sul finire del 1991 anche la Macedonia proclama la propria indipendenza, seguita, il 9.1.1992, dalla Bosnia-Erzegovina.
La Serbia, che insieme al Montenegro si è costituita nella nuova repubblica federale di Iugoslavia, inizia una politica egemonica, che è tesa all’annessione dei paesi vicini, all’interno dei quali vivono popolazioni serbe, e compie veri e propri massacri ai danni di intere popolazioni (pulizia etnica). ONU e NATO intervengono e sottopongono i serbi a bombardamenti, che portano alla pace, nel 1995. Quattro anni dopo i serbi rispondono con la repressione alle istanze indipendentiste della maggioranza albanese insediata nel Kosovo e, ancora una volta, vengono sottoposti agli attacchi aerei delle forze NATO (1999). Alla fine Milosevic viene arrestato e condotto di fronte al tribunale penale internazionale dell’Aia per esservi processato (2001).

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